Dal Governo un fondo per i freelance inviati in zone di guerra

Iniziativa con la Farnesina

Intervista al Corriere della Sera del 1 ottobre 2025

 

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«Oltre 200 giornalisti uccisi nei conflitti a Gaza e in Ucraina non si possono ignorare, c'è un tema di sicurezza che vogliamo affrontare». Alberto Barachini è sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'informazione e all'editoria, ma è anche un giornalista che è stato in zone di guerra, «inviato in Iraq ed ho auto molta paura anche perché non avevo esperienza», e sa bene in quali situazioni di pericolo possono trovarsi gli inviati di guerra. «Oltre agli inviati dei grandi giornali e network — dice —, spesso sul campo si trovano giornalisti, fotografi e video-operatori freelance», uno status che può tradursi in mancanza di coperture assicurative — molto esose nei teatri di guerra —, poca esperienza sul campo, maggiori rischi. «Con il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e l'Unità di crisi della Farnesina vogliamo lavorare su tre fronti: formazione, protezione, assicurazione». Ecco perché il governo, spiega Barachini, sta pensando a un fondo ad hoc destinato ai freelance al lavoro in zone di guerra: «Prevediamo una voce specifica del Fondo unico per il pluralismo e l'innovazione digitale per la compartecipazione alle spese sostenute dagli editori per gli obblighi di protezione, formazione e assicurazione: è un passo concreto per dare più tutela al mondo dei giornalisti». Le risorse sono ancora da definire ma rientreranno nella prossima manovra economica. L'idea, dice Barachini è che l'8o% sia a carico dello Stato e il 20% degli editori con un tetto massimo: chiediamo che sia un obbligo quello di curare la formazione dei colleghi e il costo assicurativo, non possiamo rischiare di perdere delle vite per raccontare la realtà. Resta fermo il principio che «i freelance siano inviati di guerra in via eccezionale». Anche se è pur vero che spesso, sottolinea, sono persone che già vivono in quei contesti, e allora proprio per questo «c'è bisogno di più formazione e protezione». Con Farnesina, Fnsi e Ordine dei giornalisti è stato anche stilato un decalogo per la sicurezza: «Sono buone prassi, linee guida che possono aiutare chi è in quelle aree di crisi», spiega Barachini. Si va dalla geolocalizzazione con l'app «Viaggiare sicuri» alla comunicazione con ambasciata e consolato dei propri progetti, dal preparare sistemi di comunicazione alternativi ai cellulari (telefoni satellitari e sistemi radio) alla scelta di equipaggi adeguati, oltre a «non far partire nessun inviato senza assicurazione». «Noi siamo dalla parte dei giornalisti», dice il sottosegretario che annuncia anche un Dpcm del suo Dipartimento per l'informazione e l'editoria per nuove assunzioni. «Stanziamo 2 milioni di euro per assumere nel 2025 giovani giornalisti fino ai 36 anni con competenze specifiche nel campo della digitalizzazione editoriale e figure professionali con capacità professionali nella sicurezza informatica». Ma arriveranno anche nuovi fondi destinati a giornali, tv locali e nazionali, agenzie e radio che nel 2025 hanno fatto investimenti legati a cybersicurezza, intelligenza artificiale, tecnologia, danno reputazionale, tutela della proprietà intellettuale. «Lo Stato coprirà fino al 70% delle spese», spiega Barachini, precisando che «non si tratta di soldi a perdere, ma una spinta agli investimenti per una maggiore innovazione digitale».